> R.A.M. Giovani artisti di Ravenna e Provincia

16 marzo - 21 aprile 2002

Galleria Artestudio Sumithra, Ravenna - Casa Rossini, Lugo (RA) - Galleria La Bottega, Ravenna - Galleria Essegi, Ravenna


Anna Visani


di Serena Simoni

Un allestimento che cambia a seconda dello spazio, composto da disegni, dipinti, particolari di fotografie, una maglia fatta ai ferri, alcuni chiodi a muro, che si mescolano ad altri elementi base del lavoro artistico, i mezzi del mestiere - matita, gomma da cancellare: in "Preview", presentata la prima volta nel 1999, c'è tutto il mondo di Anna Visani, un mondo fatto di continui rimandi alla propria vita e biografia. Poco importa comunque che le immagini disegnate o ricamate su foglio provengano quasi regolarmente dall'album di famiglia, e poco importa che alcune immagini - la copertina di una vecchia rivista di lavori a maglia, ad esempio - facciano sempre parte di quel patrimonio di oggetti che rimandano alla propria dimensione immaginativo-domestica. Per l'artista è un lento ma quasi inconsapevole gesto di ritessere la propria memoria, facendo sì che spesso - quasi sempre - le immagini si liberino da sole.
Ecco il motivo per cui nei suoi lavori compaiono oggetti e disegni apparentemente incongrui - una sagoma dell'Italia, un coniglio, decorazioni astratte che solo all'atto finale "sembrano rassomigliare a" ... - ma che hanno in comune il fatto di appartenere ad una zona d'ombra della propria interiorità. Lo stesso procedimento di portare alla luce avviene per i disegni al tratto o a carta carbone che ricalcano fotografie, o per i lavori eseguiti con chiodi a muro che ripercorrendo il contorno delle figure - sempre tratte da una foto - restituiscono di nuovo un'immagine (un po' evanescente, sempre "diversa" da quella dell'originale).
E' un procedimento che interviene con la stessa leggerezza degli atti di memoria: rischiarare quelle zone d'ombra è un atto da compiersi con delicatezza. Nel prendere corpo su una parete o su un pavimento, le immagini presentate dall'artista mantengono un'aura di vaghezza e indeterminazione: solo così, private di un troppo sentito autobiografismo, possono veramente appartenere a tutti; solo in questo modo, ordinato ma irrelato, possono suggerire confronti con i ricordi personali di chiunque guardi.
Lavorare con lo spazio in cui si opera, e trasformare, appropriarsi degli oggetti che vi sono abbandonati - è una caratteristica di altri allestimenti: anche qui si tratta di togliere quell'aspetto impersonale, o semplicemente abbandonato, di alcuni luoghi grazie alla propria potenza immaginativa. Per riappropriarsene basta rimodellare spazio e oggetti, aggiungere qualche immagine del proprio bagaglio, disporre alcuni cuscini al centro della stanza, spostare una sedia o cucire una coloratissima coperta, magari eseguita con pezze di stoffa ritrovate sul posto. Tutto il mondo diventa così il frutto del proprio mondo interiore, tutto il mondo - anche quello esterno - può in questo modo diventare ancora casa.